domenica 31 ottobre 2010

Sarà un caso. Ma abbastanza sfigato.

Capita di avere un talento per farsi del male da soli. Uno poi si chiede: "Perchè proprio io?". Analizzando razionalmente i fatti, le attitudini e aspirazioni, l'inclinazione degli astri e quella dei vasi sui balconi sovrastanti (che mi pare ben più rilevante), vien voglia di chiamarla beffa. Conto gli scalini, sistemo le ciabatte in parallelo e i CD con le scritte ben ortogonali alla verticale della confezione, non parliamo nemmeno dei problemi che mi dà camminare su un pavimento piastrellato (ormai l'unica geometria rilassante è il concetto di ordine probabilistico, o l'invarianza di scala che appare nei sistemi caotici).

Però poi i miei gomiti vengono irresistibilmente attratti verso oggetti duri e possibilmente contundenti, non di rado nei punti a maggior effetto. Gesti di grande eleganza formale e di simmetria squisita (se fai una cosa con la mano sinistra, non far lamentare la destra insomma) mi espongono al rischio di inciampi o ustioni. Mi do una manata sulla coscia e chiaramente la nocca del pollice trova confortevole appoggiarsi su un testicolo - un evergreen del dolore autoinflitto. Ma cos'è? Io non credo alla sfiga ovviamente, sarei automaticamente uno sfigato a farlo. Sarà un tentativo della natura di ripristinare la proporzione tra ordine e disordine, sono parte del rimescolamento di entropia globale, o dovrei accettare il fatto che quella maculazione irregolare sul pavimento in granito non significa necessariamente compiere un brusco scarto a destra per non calpestarla incocciando dunque nello stipite? Bah. Milioni di anni di ribollimento lavico per niente.