lunedì 31 dicembre 2012

Son tutti bravi ai funerali

Oggi tutti parlano della Montalcini, e va bene. A voler rompere le palle, aggiungo che non ne so quasi nulla approfonditamente, e penso sia lo stesso per quasi tutti quelli che commentano la sua scomparsa (con abbondante percentuale di sproloqui, come ovvio quando le parole sono gratis*), ma per oggi va bene. Però a 103 anni è normale tornare alla terra. Domani, andando oltre il rispetto, parlerei più volentieri del problema di come sostituirla con nuove generazioni a quello stesso livello.

* = Il migliore tra i geni di Facebook: "sono sempre i migliori ad andarsene". Mah, a 103 anni, forse anche i peggiori.

sabato 13 ottobre 2012

Quando si dice lavoro sporco

La soddisfazione di lavorare il sabato mattina per valutare alternative (proposte da altri) che sono come mettersi un dito in culo perchè si sente freddo alle mani: funzionano male e aggiungono ulteriore fastidio.

Forse a lei non dà poi così fastidio. A me, però, son sicuro di sì.

sabato 6 ottobre 2012

Non è mai abbastanza

Leggo in giro* che la Century Media ha denunciato parecchia gente per download illegale degli ultimi album di Lacuna Coil e Iced Earth. Io denuncerei anche chi li ha comprati, quei dischi.

* = lettura da tazza, e dato il soggetto mi guardo bene dall'approfondire.

venerdì 27 luglio 2012

I dischi del disagio - diglielo un po' tu in faccia, all'ominide

Con quel che in questa ebollizione rimane del cervello non si fa più manco il fritto misto, perciò tanto vale brasarlo definitivamente a colpi di clava. Ci pensano quei due fiji de 'n tulipano dei Dead Neanderthals, batteria e sax baritono (più effetti vari), al grido di "New Wave of Dutch Heavy Jazz". Odor di sempresianlodati Zu? Forse quelli più improvvisativi e abrasivi, i Dead Neanderthals sono tuttavia abbondantemente cosa a sè: più spartanamente brutali, quasi più primitivi - be', il nome vorrà pur dir qualcosa - nel loro legame a un'attitudine grind. Ne sian testimoni le svariate pubblicazioni, piccoli numeri, brevi durate, diy selvaggio e bandcamp con ascolto ad babbum mortuum. Tutta roba con la miccia corta.

Prova del nove, del novecentonovantanove e del seiseisei, che supera certi limiti della passata produzione prendendoli a testate: il recente Jazzhammer/Stormannsgalskap, due pezzi su vinile 10". Jazzhammer percuote con furor idioticus sadomasochista. Il barrito che annuncia Stormannsgalskap pare un transatlantico in arrivo. Poi il transatlantico entra in porto, sfascia il molo, ti tira giù la casa e ti mangia il cranio. Non si direbbe gran cosa, basata com'è tutta su una violenza ripetitiva, ossessiva, davvero neanderthaliana. E invece no. Prescrizione obbligatoria: volume da arresto, ed è lì che si scopre cosa c'è oltre. Vedasi l'esibizione al SoloMacello Fest. Il concerto dei Dead Neanderthals è venti minuti di life without sense in cui, superata una certa soglia di volume, la potenza diventa immanenza e si iniziano a sentire cose che non esistono, si perde la distinzione tra ciò è suonato e ciò che crea direttamente il cervello. Cose fantastiche, naturalmente. Addio agli ultimi neuroni.



giovedì 26 luglio 2012

Pensiero fisso

Frotte di fedeli di fronte a un alberello in West New York: ci hanno visto la Madonna di Guadalupe in una spaccatura del tronco (la notizia sul Corriere della Sera). Osservo una fotografia e medito. Se mi vengono a dire che la prima cosa che salta alla mente è la figura della Madonna, tutto quel che posso pensare è che 1) è proprio vero che si vede solo quel che si vuol vedere, e 2) anatomia ed educazione sessuale restano argomenti molto meno alla moda della castità.

Davvero si vede la Madonna qui?

Forse anche qui, allora?

mercoledì 11 luglio 2012

I dischi del disagio - che c'è da fare in Finlandia

Anche questo è farsi male da soli, ma con gusto. Da tempo mancava un bel disco che trasudasse malessere, alienazione, e quell'impressione che tutto quanto potesse essere fatto al contrario e con svantaggio di tutti, be', lo si sia scientemente cercato e compiuto. Mancava soprattutto nelle terre periartiche (ah, questa è una parola che ho scodellato or ora, e guarda un po' quanto sono forbito: esiste veramente, garantisce la Treccani), dove da tempo gnak e disagio non van più a braccetto, a favore di trasformazione o emigrazione.

Ci han pensato gli Oranssi Pazuzu, che con Kosmonument da buoni finlandesi pinteriani spuntano dal nulla e senza dire una parola ti versano nelle viscere un brodo scuro e torcibudella. Un grumo fuso di giri scarnissimi che virano più al doom che non al black, riverberati da tutta una pasta sonora kraut/psichedelica - per niente allegra, naturalmente, e colorata a tinte bubboniche - e in cui infine sì, blob virulenti di gnak vengono talora a galla. Un gran rimestare ossessivo di ripetizioni sfibranti e grande effetto di alienazione allucinatoria. Non sembra una gran pubblicità, eppure lo è. L'estate sarà molto peggiore, ora.



Grazie a Solomacello per la dritta, a Blackspin Music che ne ha fatto un'edizione in doppio vinile e a Sound Pollution che l'aveva in negozio. Finchè dura, qui c'è un link ad auscultationem ad babbum mortuum.

lunedì 9 luglio 2012

Un'estate al mare, voglia di rollare

Un giro per Stockholm rock city e si porta sempre a casa qualche buon consiglio. Blood Lust degli Uncle Acid & The Deadbeats è una sapida chicca di doom sabbathiano, rock acido, melodie psichedeliche e orecchiabilità a tutto tondo. Forte di riff grassi di fuzz ma soprattutto della mollezza un po' torbida conferitagli da una voce femminile indolente e da cadenze non troppo spedite, è un disco che fa pensare tanto a una jam dopo un milione di canne con gli Electric Wizard quanto a un giro di acidi con le band stoner desertiche, con un accento però ancor più marcatamente dichiarato sui '60. Infatti la ciliegina sulla torta è un concept in pieno stile exploitation film su un pervertito drogato che va in giro a scotennare il prossimo - fenomenale il ritornello "I want you/I need you/And I'll bleed you". L'etichetta non fa una grinza: Rise Above.

Col coefficiente di originalità neanche applicabile, a voler fare della metaletteratura/metamusica si potrebbe dire che sotto tutti i profili (grafico, musicale, testuale) gli Uncle Acid sono exploitation dell'exploitation, ma per l'estate di meglio non c'è niente (se non si vuole entrare nel regno del disagio a tutti i costi, e ne riparliamo tra pochissimo). Quindi l'occasione è perfetta: il disco in verità è datato 2011, ma dopo che la prima stampa è andata via come il pane - raggiungendo quotazioni folli su ebay - Rise Above fa uscire oggi una seconda tornata di LP, anch'essa in quantità limitate, e pare già sostanziosamente intaccate dai preordini. Fate vobis. Dico solo che va bene anche per chi non si fa di dddruoghe, perchè è lascivo come una gatta in calore e fa venire in mente altri sani passatempi. Per un ascolto ad babbum mortuum, passate tramite il sempre caro mi fu quest'ermo colle Stonerobixxx.


giovedì 28 giugno 2012

Dolore fisico autoinflitto II

Chinarsi per dare un bacetto ad altezza bambino (1 m circa), con torsione del capo verso un lato. Sbattere millimetricamente con la tempia nello schienale di una sedia. Anzi, per la precisione, nel pomello laterale, sporgente, dello schienale stesso.

Baci che fan girar la testa.

mercoledì 27 giugno 2012

Educare giocando

Nel 2011 Burzum (Varg Vikernes) pubblica il secondo album del dopo-gattabuia e si fa delle belle foto. Nel 2011 Lego lancia il tema Heroica. Temo che al suddetto tema però sia arrivato prima Vikernes. Speriamo che non se ne accorga.

Vikernes felice dopo aver trovato il gioco educativo per la sua prole.


domenica 24 giugno 2012

Se fossi nei tuoi panni - tanto non ci sono

Tutti a sputazzare sul ritiro dell'offerta di cittadinanza onoraria al Dalai Lama da parte del comune di Milano, a causa delle velate minacce della Cina. Evento sicuramente spiacevole e imbarazzante, ma vorrei proprio vedere come avrebbe agito tale congrega di pontefici massimi. Ad Assago il sindaco ha prontamente fatto mostra di voler offrire la cittadinanza, perchè "Assago è un comune libero e non ha niente da temere". Certo, perchè non ha niente da perdere, come tutte le opposizioni e minoranze belanti. Io, per esempio, se trovo il suo indirizzo email, scrivo al Dalai Lama e gli do la cittadinanza onoraria del mio soggiorno. A ulteriore dimostrazione di ciò, da Roma non si è fatto sentire un parlamentare, figlio di diplomatico, nipote del giornalaio del sottosegretario al ministero delle caramelle gommose che fosse uno.

Siamo realisti, lo sbaglio vero non è stato ritirare l'offerta, bensì farla senza pensare alle più che ovvie conseguenze.

E a ripensarci, sono un po' preoccupato dall'idea di cittadinanza nel mio soggiorno. Poi magari mi ci ritrovo un mezzo centinaio di tuniche sorridenti e son cazzi miei farli schiodare con la nonviolenza.

mercoledì 13 giugno 2012

Doppia implicazione

La drammatica notizia che annuncia la chiusura prossima del Billionaire si spiega con l'amara constatazione di Flavio Briatore: "tanto in Italia se possiedi una barca, o sei un bandito o sei un ladro". Colgo sempre con piacere l'amore dei personaggi pubblici per i processi logici più raffinati, tuttavia un più acuto osservatore noterebbe che lo stesso Briatore ha già trovato la soluzione, verificando la non scontata validità dell'implicazione inversa (complimenti dunque a Briatore per aver sagacemente scovato una doppia implicazione): "tanto in Italia se sei un bandito o sei un ladro, possiedi una barca". Al che il buon Flavio ha deciso di salpare e andare a investire all'estero.

venerdì 8 giugno 2012

Long live rock 'n' roll, but give me a break

Milano, 7 giugno 2012, concerto di Bruce Springsteen: quattro ore, due palle.

...

Immagino gli insulti dei fan iracondi - che poi, son problemi loro. Io non sopporto i fan. Non è questione di scarsa affinità con Springsteen, alle mie orecchie spesso troppo appesantito dall'enfasi retorica americana anche nel suo ribellismo (borghese e anzianotto, per di più, ma una trentina di anni fa magari no, per carità).

No, semplicemente non riuscirei a farmi quattro ore di concerto, per nessuno. Non trovo che abbia senso. Le cose iniziano e devono anche finire, possibilmente raggiungendo un apice di intensità e chiudendo prima di trascinarsi - discorso che peraltro vale ancor di più per carriere e reunion. Se qualcuno mi dice che dopo quattro ore sprizza energia e entusiasmo, penso che sia un fan invasato, non un amante della musica, e in tal caso va bene, tanto è Springsteen come una messa cantata, non si parla di bellezza ma di fede. Da buon infedele, quando si arriva al massimo vorrei chiuderla lì a portarmi a casa la monolitica pepita in pugno, piuttosto di un sacco di sabbia con tante pagliuzze.

Mettiamola in termini razionali: non vedo come un concerto rock possa avere mai, o quasi, una struttura tale da reggere una portata temporale di questo genere. Alla fine è perlopiù una collezione di pezzi da tre minuti e mezzo, quattro. Ore di esibizione per suonare quattro riff che bene o male si ripeteranno alla morte?

Diverso sarebbe il caso di strutture intrinsecamente più ampie o pensate per un'estensione significativa. Poichè non parliamo di sinfonie o opere liriche, viene da pensare al Miles Davis elettrico da Bitches Brew in avanti, o al progressive (di gran moda, attualmente, la ramanzina sul prog italiano). Personalmente, l'unico caso sperimentato con successo è George Clinton, due ore e mezza di funk in costante mutazione sopra una pulsazione poderosa. Appunto, qui ci può ancora stare, ma perchè è diversa (nonchè supportata da grandi idee) la concezione della musica. Altrimenti dobbiamo ammettere che rarissimamente si trovano oggi pezzi e band di musica moderna che strutturalmente possano ampliare i confini delle composizioni a esecuzioni di venti minuti (senza sviluppare orchiti di massa, altrimenti ne è pieno il mondo del post-rock). E in ogni caso credo che nessuno si farebbe tre ore di Sunn O))). Enough is enough.

mercoledì 16 maggio 2012

Nostalgia dell'indifendibile

Senza mezze misure: l'idea di Rockit di organizzare una raccolta di cover degli 883, realizzate da gruppi indie italiani, naturalmente, è agghiacciante.

Sbalordisco di fronte alle pietose scuse volte a giustificare una nostalgica tenerezza verso quei testi da capitan ovvio della canzonetta musicata male. In prima fila "dai che una volta l'hai canticchiata pure tu una canzone di Pezzali" (chi te l'ha detto? E se anche fosse, non consideri la possibilità che anch'io avessi 13 anni e fossi un gran pirla?) oppure "alla fine i testi son veri" (va bene, allora scrivo io un testo sul teorema di Bolzano-Weierstrass, e voglio un po' vedere se non sei d'accordo). Ma soprattutto l'idiozia pura: "Pezzali non se l'è mai tirata", e che cazzo, nemmeno mio padre, però non si è messo a zompare dadaisticamente come Pezzali e Repetto dietro a filastrocche piene di tautologie e banalità della vita da contadino ("si era detto puntuali alle sei in campo/però lo sapevamo già/che tra una vacca e l'altra c'è Cisco che/passa in stalla un'eternità" o "sei un mito, sei un mito perchè/fai il fieno a maggio e ti vien più secco di me").

Insomma, ne avevamo avuto abbastanza degli 883, rovistare volontariamente nel compost vent'anni dopo ha un che di scatologico - con tutto il rispetto per i Coil. Quindi dedico ad autori, coverizzatori, promotori e giustificatori un pezzo di un musicista che, lui sì, meriterebbe molta più considerazione:


Perchè se voglio un ripasso di stupidità umana senza dover leggere Oggi o Gente, mi faccio raccontare una storia da lui:


Quindi forza signori, via di bandcamp e cacciare la grana. Bervismo per più.